Smottamento nella maggioranza, esce Beninati
POLITICA. Si dimette il presidente della commissione Finanze: «Sono deluso». Poi, però, viene rieletto. Un altro caso politico ha scosso la maggioranza dopo quello che l’aveva agitata nei mesi scorsi con le dimissioni polemiche, da presidente della commissione Lavori pubblici, di Francesco Cannia. In quella occasione, Cannia, dopo avere aspramente attaccato il sindaco Nicola Catania («Lei non tutela i cittadini, né come uomo, né come sindaco», gli aveva detto velenosamente nel corso di una seduta consiliare), era clamorosamente tornato sui suoi passi una volta appianate le questioni interne alla coalizione, e dopo un’operazione complessa per far decadere il presidente nel frattempo eletto, Salvatore Bevinetto (della minoranza), era stato rieletto a capo dell’organismo consiliare che si occupa anche di Territorio e Ambiente. Cannia aveva però rischiato di perdere l’onore, quando, in aula, l’ex presidente del Consiglio comunale Peppe Aiello, solitamente felpato e non aduso alla polemica, l’aveva violentemente provocato, aspramente redarguendolo: «Un comportamento infantile» l’aveva definito con tono astioso. Un tiro al bersaglio al quale s’era subito associato Rocco Caracci, che battezzò l’operazione «una farsa di basso rilievo politico ». Rivolto a Cannia, Caracci gli aveva detto: «Potevi anche evitarle quelle irrevocabili dimissioni poi revocate». La defezione di Beninati Adesso tocca a Raffaele Beninati, considerato molto vicino al sindaco Catania, e a capo, da più di quattro anni, della delicata commissione Bilancio, che è quella che analizza, prima che vadano in aula, tutte le delibere relative agli strumenti finanziari. Beninati aveva infatti gettato la spugna, rassegnando le sue dimissioni da capo della commissione e proclamandosi, al contempo, indipendente. Per motivare la sua decisione aveva scritto una lunga lettera indirizzata al sindaco e al presidente del Consiglio comunale, nella quale precisava d’aver lungamente meditato la sua decisione, giunta al termine «di una profonda riflessione». «In questi anni – scriveva Beninati – ho messo a disposizione il mio tempo, l’entusiasmo che mi ha portato ad accettare il delicato compito conferitomi, la voglia di agire e fare per il bene comune». Il dissenso sulle sedute «Nella veste di presidente della seconda commissione – aggiungeva Beninati – ho cercato di rispettare il ruolo e la funzione di terzietà richiesta per garantire equilibrio ai lavori. Non è un caso se la commissione da me presieduta è stata quella che nella maggior parte dei casi si è espressa con votazioni “all’unanimità”, proprio a seguito di un confronto schietto tra le forze di maggioranza e opposizione. Ma oggi – proseguiva criptico –, a causa dell’azione di non appartenenza che puntualmente mi viene manifestata dai maggiori esponenti della maggioranza in occasione della disamina del bilancio di previsione in commissione, legata soprattutto al numero di commissioni da svolgere (probabilmente da intendersi come sedute – ndr), nel ricoprire il ruolo di presidente mi trovo a fare i conti con il venir meno del mio senso di appartenenza alla maggioranza nella quale sono stato eletto, che dovrebbe trovare il suo punto di forza nella condivisione di quel programma con il quale ha ottenuto dagli elettori il compito di amministrare la città». Per tali motivi, sottolineava Beninati, «rassegno le dimissioni dalla carica di presidente della seconda commissione in quanto frutto di una votazione espressa dalla maggioranza consiliare alla quale non mi sento più di appartenere». Pochi giorni dopo, a smentita parziale (resta infatti indipendente), la rielezione «alla luce degli attestati di stima ricevuti», ha commentato. Aiello e Caracci, c’è da scommetterci, lo aspettano in aula…