Signorello è candidabile
MASSONERIA. Sentenza per l’ex assessore. Fiero di essere massone. L’ex assessore Mimmo Signorello (nella foto) non è uno che ama nascondersi. Ha sempre ritenuto un vulnus lo scioglimento degli organi politici per infiltrazioni mafiose. Nelle settimane calde nelle quali la commissione d’accesso agli atti aveva iniziato il suo lavoro di setaccio sui documenti amministrativi, Signorello s’era sfogato: «Devono dimostrarmi che c’è la mafia». Che si sarebbe giunti allo scioglimento non ci credeva. Men che meno avrebbe mai pensato che ad accompagnare quell’atto ci sarebbe stata una richiesta di incandidabilità per coloro che avevano avuto responsabilità di governo della città, tra cui lui stesso, additato per il fatto d’essere appartenente alla loggia massonica «Francisco Ferrer», affiliata al Grande oriente d’Italia. Nel suo caso, però, il Tribunale di Marsala ha rigettato la richiesta avanzata dal Ministero dell’Interno, stabilendo che l’appartenenza alla massoneria non è causa di incandidabiltà, né, tanto meno, può essere un reato. Signorello ha levato al cielo inni di gioia: «Mi piace ricordare a me stesso che in Italia, ai sensi dell’articolo 18 della Costituzione, l’associazione è libera, ed in mancanza di requisiti negativi è quindi libera l’appartenenza ad una loggia». Alla luce di ciò è presumibile che Signorello si candidi alle prossime amministrative. Superato lo scoglio normativo, c’è però quello etico-politico. Occorre che ci sia un partito disposto a candidare un massone dichiarato. Alcune forze politiche (Pd e M5s ad esempio), nei loro codici etici vietano, più o meno espressamente, l’adesione alla massoneria per i loro iscritti. Signorello, non a caso, stava nell’Udc.