Salemi: presentazione del libro “L’estate del ‘78” di Roberto Alajmo
Venerdì 22 Marzo alle ore 18,00 presso l’auditorium San Giovanni, lo scrittore Roberto Alajmo presenterà il suo ultimo libro “L’estate del ‘78” edito da Sellerio. L’evento organizzato dai ragazzi del comitato studentesco del liceo classico “Francesco D’Aguirre” di Salemi, vedrà oltre alla presenza dello scrittore, anche quella dell’attrice di cinema e teatro Silvia Ajelli che leggerà alcune pagine del libro, e del blogger e scrittore di racconti Gaspare Scimò che relazionerà durante la presentazione.
Dopo l’incontro letterario con la scrittrice Helena Janeczek, vincitrice del premio Strega 2018 con il romanzo “La ragazza con la Leica”, di Gennaio, il comitato studentesco punta su un nome forte, un grande scrittore siciliano, una delle più importanti firme della letteratura contemporanea italiana.
Roberto Alajmo è nato a Palermo e a Palermo continua a vivere. Collabora stabilmente con “l’Unità” e diverse altre testate nazionali.
Fra i suoi libri: “Almanacco siciliano delle morti presunte” (edizioni della Battaglia, 1996); “Notizia del disastro” (Garzanti, 2001), col quale ha vinto il premio Mondello, “Carne mia” (Sellerio Editore Palermo, 2016) e “L’estate del ‘78” (Sellerio editore, 2018) col quale ha vinto il premio Alassio Cento Libri.
Con Mondadori nel 2003 ha pubblicato il romanzo “Cuore di Madre”, finalista ai premi Strega e Campiello.
Nel 2004 è uscito “Nuovo repertorio dei pazzi della città di Palermo” e nel 2005 il romanzo “È stato il figlio”, finalista al premio Viareggio e vincitore del SuperVittorini e SuperComisso.
Con Laterza ha pubblicato i saggi: “Palermo è una cipolla” (2005); “1982 – Memorie di un giovane vecchio” (2007); “L’arte di Annacarsi – Un viaggio in Sicilia” (2010). I suoi libri sono tradotti in inglese, francese, tedesco, spagnolo, svedese e olandese.
Prendere per mano i lettori, invitarli in casa, guardare assieme le foto dell’infanzia, raccontare la parte più inconfessabile di sé e della propria famiglia. Roberto Alajmo, nella sua opera più necessaria e personale, ha trasformato un materiale intimo e doloroso nel romanzo di una vita.
Luglio 1978: lo scrittore è uno studente in attesa degli orali dell’esame di maturità, studia con i compagni a Mondello, vicino Palermo, e a fine giornata esce insieme a loro per riposarsi, rifiatare, mangiare un gelato. Una passeggiata di trenta metri e lì, seduta sul marciapiede, trova la madre. Lei lo guarda riparandosi dal sole con la mano. «Mamma, che ci fai qui?».
È l’ultimo incontro tra Elena e suo figlio Roberto, il momento da cui scaturisce questo libro, l’investigazione familiare di uno scrittore su un evento che ha segnato la sua giovinezza e la sua maturità: l’esistenza intera.
È la storia di un addio di cui il ragazzo non aveva avuto sentore, la ricerca di un senso per il commiato improvviso di una madre dal marito, dai figli, dalla vita stessa. Il ritratto di una donna che voleva afferrare il mondo, e il mondo le scappava dalle dita. Un dramma di disagio domestico come forse se ne consumavano tanti, in quegli anni, nel chiuso segreto degli appartamenti della borghesia italiana. È un racconto di grande originalità letteraria, attraversato da una suspense che a tratti toglie il respiro, da un’emozione attenta a trasformarsi in pensiero e parola, da un umorismo necessario ed elegante.
Mai il lettore ha la sensazione di spiare dal buco della serratura il dolore altrui. E questo accade nonostante l’autore accompagni il testo con le foto di una famiglia come le altre, almeno all’apparenza. Alajmo condivide la sua indagine con noi, ci esorta ad appropriarci del suo passato, ad affrontare con lui il mistero del susseguirsi delle generazioni umane. «Statemi a sentire», sembra dirci. E non c’è altro che possiamo fare.