Monnezza spedita all’estero, aumentano i costi

RIFIUTI. Discariche stracolme. La Regione si arrende, predispone il bando europeo e scarica tutto sui comuni. Prevista maggiorazione del trenta per cento: la pagheranno gli utenti. Il fallimento di una politica miope che ha detto «no» agli inceneritori. La Regione si arrende. Palazzo d’Orleans alza le braccia e si confessa incapace di risolvere il problema rifiuti. La cocciutaggine nel non voler costruire inceneritori, come ampiamente anticipato nei mesi scorsi da questo giornale, costringerà i comuni a spedire i rifiuti all’estero, con un rilevante aumento (almeno del trenta per cento) del costo del servizio, che sarà scaricato, ancora una volta, sugli incolpevoli cittadini. Che di deroga in deroga e di proroga in proroga non si sarebbe andati lontani era facile prevederlo. Eppure non tutti l’hanno compreso. Ed infatti, ad ogni emergenza, i soliti soloni da salotto avevano in bocca una sola parola e la ripetevano come un mantra salvifico: differenziare. Senza capire che sì, la differenziata è una conquista di civiltà di cui andar fieri, ma che è anche una acquisizione di non facile comprendonio per tutti. Infatti, mentre i quantitativi di «frazioni nobili » recuperati aumentano lentamente, le tonnellate di rifiuti solidi urbani sono sempre lì, nei compattatori quando finisce bene, per le strade quando invece va male. E quindi destinati alle discariche. Che, però, come ormai sanno anche i bamini, sono sature. E altre non se ne possono costruire. L’alternativa riproposta appena due mesi fa, prima di Natale, era semplice semplice: o si impiantano gli inceneritori o si carica la monnezza sui container e la si spedisce all’estero. Una evenienza, quest’ultima, esiziale, perché mandare i rifiuti all’estero comporta appunto un aumento dei costi per i comuni, e quindi per i cittadini- contribuenti, che finirebbero per pagarli con bollette ancora più salate. Decidere di non decidere Il nuovo governo regionale presieduto da Nello Musumeci s’è mosso sulla falsariga del precedente: decidendo di non decidere, mentre da Roma arrivava, pressante, l’invito a far presto, se il caso anche, appunto, con l’ausilio dei «termovalorizzatori», per uno dei quali il governo nazionale (bypassando quello isolano) aveva concesso l’autorizzazione: a San Filippo del Mela, in provincia di Messina, dove però si sono subito levate le proteste. Come è successo, d’altronde, anche a Calatafimi, dopo che il Comune s’era detto disponibile alla cotruzione di un gassificatore in contrada Gallitello, nei pressi dello svincolo autostradale. Una autentica levata di scudi ha, ad oggi, «congelato» il progetto della romana «Solgesta », anche se la Regione non si è ancora pronunciata sulla «valutazione di impatto ambientale » richiesta. I critici hanno però sostenuto, in questi mesi, che in realtà l’impianto avrebbe agito da inceneritore vero e proprio, e hanno addotto rischi (tutti prusunti) per la salute pubblica. I soliti, scandalizzati, ambientalisti della domenica, Il costo dell’operazione Spedire i rifiuti all’estero costerà almeno 100 milioni di euro, tutti a carico dei comuni. La Regione chiederà di trasportare 500mila tonnellate entro il 2018. Una cifra enorme se si pensa che l’Italia intera esporta circa 450mila tonnellate l’anno. L’isola, quindi, da sola manderebbe all’estero quanto tutto il resto del Paese. Gli uffici di Palazzo d’Orleans hanno predisposto il bando per la cosiddetta «manifestazione di interesse europea» per l’invio di rifiuti «già trattati», cioè secco e umido. Spedire 500mila tonnellate costerà circa 200 euro a tonnellata: rispetto a quello che oggi spendono i comuni per conferire l’immondizia nelle discariche, la spesa in più si aggirerebbe intorno ai 30 milioni di euro. La Regione non metterà un euro nell’operazione e farà solo da tramite fra i gestori del servizio (comuni e Srr) e le aziende private che aderiranno alla «manifestazione d’interesse».