La testa è già alle amministrative del 2019
POLITICA. Dopo le regionali, sotto traccia i primi movimenti in vista dell’appuntamento comunale. Tre schieramenti forti, numericamente consistenti. Questo il dato politico cittadino uscito dalle elezioni regionali del mese scorso, che, per chi sa leggerli, proiettano già verso le amministrative del 2019. Una scadenza lontana, è vero (un anno e mezzo), ma il tempo che separa dalla fine del commissariamento della città (scadrà ufficialmente nel dicembre 2018, ma quasi certamente ci sarà una proroga di sei mesi, come successo in altri casi di scioglimento degli organi elettivi per infiltrazioni mafiose), sarà impiegato proficuamente dalle forze politiche. Pd deve fare prima mossa In testa dal Pd, uscito bene dalla rielezione all’Ars dell’ex assessore regionale alla Sanità Baldo Gucciardi, sostenuto sia dal segretario provinciale Marco Campagna che da quello cittadino Monica Di Bella, oltre che dall’ex sindaco Gianni Pompeo e dal suo gruppo di fedelissimi (quelli, per intendersi, che si sono riconosciuti per diversi anni nel Movimento cristiano lavoratori). I democratici dovranno quindi decidere su chi puntare le loro fiches: e quindi se insistere sul nome di Pompeo (già proposto a giugno), oppure se offrire una chance importante a Campagna. Per «liberare il posto» si potrebbe anche ipotizzare una spinta verso la candidura di Pompeo alla presidenza della Provincia, per la quale si dovrebbe tornare a votare nel giugno dell’anno prossimo (la nuova legge – l’ennesima – dell’Ars, è stata impugnata dal governo nazionale dinanzi la Corte costituzionale e potrebbe quindi subìre rilevanti correttivi da parte del nuovo parlamento regionale). Attorno ai «dem» c’è una serie di satelliti che dovrebbero ruotargli attorno portando acqua al mulino (su tutti il gruppo di «Obiettivo città» dell’ex presidente del Consiglio comunale Calogero Martire). Centrodestra senza leader Chi non sta in salute è invece la coalizione di centrodestra, che, pur avendo complessivamente ottenuto un dato rilevante alle regionali (quasi il 40 per cento nel complesso per Forza Italia e le altre liste che erano a supporto di Musumeci), sconta la debolezza della sua leadership, prima «colpita» dallo scioglimento che ha messo fuori dai giochi definitivamente l’ex sindaco Felice Errante (per lui sentenza di incandidabilità), e poi «affondata» con la mancata rielezione all’Ars di Giovanni Lo Sciuto, il quale, nonostante avesse fiutato l’aria di disfatta del Nuovo centrodestra alfaniano, e avesse così fatto armi e bagagli verso Forza Italia al solo scopo di salvarsi, non è riuscito a tornare a Sala d’Ercole, peraltro ottenendo nella sua città un risultato nettamente inferiore alle aspettative, frutto probabilmente dello smottamento di una parte della sua componente. Avendo «liquidato» già da alcuni mesi l’ex candidato- sindaco Luciano Perricone (il primo a «silurarlo» è stato l’ex vicesindaco Salvatore Stuppia, che aveva perso la competizione interna), a Lo Sciuto probabilmente non rimarrà altro da fare che raccogliere attorno a sé ciò che resta di quel progetto e candidarsi lui direttamente alla guida della città nel 2019, come aveva fatto, perdendo, nel 2012 (allora, però, contro Errante, poi divenuto, a metà consiliatura, il suo più stretto alleato). M5s stavolta ci proverà A giugno, i due meetup locali del Movimento cinquestelle non avevano ricevuto il «via libera» da Roma per la presentazione della lista, ufficialmente perché, si disse, avevano sentore dello scioglimento; in realtà per via delle divisioni interne che da anni agitano i due gruppi «grillini» spesso contrapposti. Nel 2019, però, i pentastellati non avranno più scuse e dovranno misurarsi. Per ciò saranno costretti a fare sintesi.