Il caso. Distretto sanitario Giornalista senza requisiti
Cercasi giornalisti che non siano giornalisti. Il Distretto socio-sanitario di Mazara (di cui fanno parte anche i comuni di Salemi, Gibellina e Vita), con un bando pubblicato a maggio ricercava undici figure professionali per l’attuazione del progetto per il sostegno all’inclusione attiva. Tra questi, cinque assistenti sociali, un istruttore direttivo informatico, un mediatore linguistico, un mediatore socio-culturale, uno psicologo, un sociologo e un «operatore della comunicazione istituzionale». Gli undici professionisti selezionati troveranno impiego fino al 31 dicembre 2019. «Le assunzioni – si precisava nell’avviso – avverranno mediante procedure concorsuali pubbliche per soli titoli». Eccezionalmente, però, per l’operatore della comunicazione istituzionale il «titolo» non era previsto. Il Comitato tecnico che ha stilato il bando, forse per “sbadataggine”, ha dimenticato che per svolgere tale professione occorre l’iscrizione all’albo dei giornalisti. In Italia, infatti le attività di informazione in genere e quelle di comunicazione delle pubbliche amministrazioni nello specifico, prevedono l’obbligo del “tesserino” per chi le esercita, per non incorrere nel reato di abuso della professione giornalistica. Il Comitato, che per la valutazione dei titoli fa riferimento ad un decreto dell’Assessorato regionale agli enti locali del 1992, per i giornalisti, e si badi solo per i giornalisti, ha dimenticato quanto recita l’articolo 4 al comma 2, ovvero l’abilitazione all’esercizio professionale. Così, mentre per lo psicologo e l’assistente sociale, nell’avviso requisito indispensabile era l’iscrizione all’albo professionale di riferimento, non era per l’operatore della comunicazione. Ma c’è di più: agli unici due fra gli aspiranti in graduatoria che possedevano il requisito previsto dall’ordinamento, ossia l’iscrizione all’albo dei giornalisti, tale abilitazione professionale è stata valutata come irrilevante, a ad essa non è stato attribuito alcun punteggio. I due giornalisti sono stati quindi “licenziati” con un «requisito non valutabile», ossia, non rientrava «nella fattispecie ». (a.m.)