I doni degli emigrati nella «terra dei canguri»

Arredo scolastico, attrezzature informatiche e sportive per un valore di oltre 50mila euro sono stati donati alla scuola di Poggioreale dall’associazione «Sant’Antonio da Padova» che opera a Sydney, in Australia. L’organismo annovera nelle sue file parte dei circa cinquemila cittadini originari di Poggioreale che sono emigrati nella «terra del canguro» in tempi diversi, moltissimi a seguito del terremoto del gennaio 1968. Tutti in cerca di lavoro. Il sodalizio, soprattutto negli ultimi anni (sotto la presidenza di Peter Maniscalco, insignito peraltro nel giugno dell’anno scorso del titolo di cavaliere della Stella d’Italia dal presidente della Repubblica, e nello scorso mese di maggio dell’onorificenza di cittadino onorario di Poggioreale), ha svolto numerose attività benefiche verso la comunità poggiorealese di Sicilia. Iniziative che si sono particolarmente intensificate negli ultimi mesi, lubrificando e mantenendo in auge il “cordone ombelicale” che lega ormai da oltre cinquant’anni i poggiorealesi di Sicilia con i poggiorealesi emigrati in Australia. Oltre all’arredo, infatti, l’associazione ha finanziato la sistemazione degli spazi esterni della Chiesa Madre con la collocazione di corpi illuminanti, il nuovo impianto di illuminazione all’interno della stessa, la realizzazione di una cornice per la statua del Cristo crocifisso posta all’altare. E poi ancora il restauro della statua di Sant’Antonio, la sistemazione della facciata di ingresso della chiesa, la pitturazione delle ringhiere, la concessione di un contributo economico mensile alla locale Caritas da utilizzare per i cittadini più bisognosi. Tutti interventi che, peraltro, hanno dato lavoro a gente di Poggioreale e centri limitrofi. «Sono esempi concreti – spiega il sindaco di Poggioreale Lorenzo Pagliaroli – che testimoniano il grande attaccamento, l’amore smisurato che i nostri emigrati nutrono per il loro paese natio». Questi progetti sono stati realizzati con i profitti derivanti all’associazione dalla gestione del «Villaggio Sant’Antonio», in Australia. Una casa di riposo, con 112 posti letto, che ospita anziani non solo siciliani e italiani, ma anche di diverse nazionalità. E nello scorso mese di gennaio, una delegazione di emigrati poggiorealesi (tutti componenti del direttivo dell’associazione) è stata ospitata a Poggioreale. La delegazione era composta da Peter Maniscalco, Giuseppe Tusa, Joe Denina, Sandy Barbagallo e Antonio Scaltrito. Sia la componente scolastica che la comunità di Poggioreale più in generale hanno espresso, nel corso di due momenti conviviali, «sentimenti di sincera gratitudine» alla delegazione per l’azione benefattrice operata dall’associazione «Sant’Antonio da Padova ». «Noi siamo fieri e profondamente orgogliosi – ha detto Peter Maniscalco, presidente del sodalizio – per i progetti che abbiamo realizzato. Continueremo ad aiutare più che possiamo il nostro caro ed indimenticabile paese natio». Infatti nei programmi futuri dell’associazione figura la possibilità di finanziare il progetto di ricostruzione della Chiesa di Sant’Antonio (protettore di Poggioreale), ubicata nel vecchio paese, lungo il corso principale. «È un progetto ambizioso», ha precisato Maniscalco, che ha annunciato di aver dato incarico a un tecnico per valutare lo studio di fattibilità. «Speriamo – ha concluso – di poterlo realizzare nel più breve tempo possibile». E proprio all’associazione che opera in Australia, l’amministrazione comunale ha voluto conferire l’onorificenza della «consegna delle chiavi della citta». «In segno di gratitudine – si legge nella motivazione – dell’intera Poggioreale per il contributo fornito alla nostra comunità, dimostrando un forte legame con le proprie radici e sensibilità verso i poggiorealesi ». Invece, a tutti i membri del direttivo del sodalizio è stata conferita l’onorificenza di «benemerita cittadinanza». Che è andata a Pietro Maniscalco, Ross Cutelli, Giorgio Padalino, Tony Scaltrito, Tony Battiato, Teresa Todaro Restifa, Sandy Barbagallo, Rose Williams, Luigi Di Martino, Joe Denina e Giuseppe Tusa. Mariano Pace