Halicyae/’ai ‘Alikùai: un’ipotesi archeolinguistica
IL CONTRIBUTO. Per un approfondimento. Una possibile origine semito-indoeuropea del toponimo antico dell’odierna Salemi.
La parola potrebbe essere stata usata in due fasi epocali, denominando due realtà complementari Nelle fasi più antiche poté indicare una sequenza di villaggi o di singoli insediamenti nella vallata
Questi due toponimi siciliensi antichi in latino e in greco – archeonimi della moderna città di Salemi – potevano riferirsi in origine alla ubicazione di villaggi/insediamenti rurali preistorici, risalenti al neolitico siciliano occidentale, esistenti lungo i bacini fluviali del Màzaro e del Fiume Grande/Delia, e qui confinanti successivamente con la chora selinuntina, almeno fino al 409 a. C.. Questi per Halicyae i fiumi che nell’antichità attraversavano i territori, oggi di Salemi, Castelvetrano e Mazara fino al Mediterraneo, con sparse molteplici tracce di siti archeologici rurali preistorici (circa 80), dal neolitico fino al calcolitico e agli inizi del I millennio a.C., lungo il loro corso meandrico, o nei paraggi di essi, con numerosi materiali e reperti studiati. Questi insediamenti, presenti infatti con contiguità territoriale-fluviale nel territorio salemitano-mazarese lungo i bacini del Màzaro e in quello nord-occidentale del Fiume Grande/Delia con le loro fiumare affluenti, sono stati individuati anche attorno alla Salemi attuale, sviluppatisi durante tutta l’età del bronzo e dopo per circa 25 km (dir. nord/sud-ovest) tra Salemi, Castelvetrano e Mazara, dai monti Pòlizzo, Baronia e da San Ciro, Torretta oltre e attorno la Mokarta fino al mare. Del bacino complessivo Delia-Màzaro archeologicamente si possono segnalare le località Roccazzo, Dubesi, Grieni, Nivolelli, Granatelli, S. Cusumano, Roccazzello, Roccolino; per quello solo del Màzaro le località Miragliano, Archi, Castelluccio, Gattolo (cfr. Calafato-Tusa-Mammina, 2007). Da notare che questi toponimi aliciensi, in latino e in greco, Halicyae e ‘ai ‘Alikùai, anche se collegabili foneticamente a ‘Elìke, archeonimo originario di Selinunte (cfr. Stef. Byz. in G. Panessa, 1991), si riferivano ad una notevole città siciliana d’epoca classica (metàfine I mill. a.C.), mentre, per essere tali nomi attestati ciascuno al plurale, pare che così possano essere stati attribuiti in origine con altra lingua e in senso collettivo o a corsi d’acqua o a siti abitativi/territoriali locali, fra essi prossimi ed etnoculturalmente collegati, infine scomparsi già in età romana (dal III sec. a.C.) (cfr. F. Villar, 1996). Il che suggerisce di fare una ricerca comparata fra più antichi referenti linguistici similari con quelli storici classici, per rilevare di questi una possibile comune origine fono-etimologica archeolinguistica di base. Questi due toponimi, prepunici e preellenici, ma trascritti e tramandati in lingua greca prima e latina dopo, non essendoci finora per essi riscontri paleolinguistici in sicano o in elimo nel II-I millennio a. C. per un confronto o una identificazione storica, ci rinviano in via d’ipotesi ad una loro possibile forma antecedente più antica perduta/trasformatasi, un sostrato o un adstrato, e, in modo sperimentale, ad una loro rintracciabile, anche se molto lontana, co-origine anatolico-mesopotamica. ‘Ai ‘Alikùai e Halicyae come parole, entrambe femminili plurali, presentano linguisticamente una forma indoeuropea, ma senza un significato etimologico indoeuropeo intrinseco, ed erano relative all’area territoriale insediata di Mokarta-Pòlizzo del bronzo medio-finale sicano culturalmente collegabile con Pantalica (cfr. S. Tusa, 2015). Per poter cogliere pertanto un significato anche di memoria culturale sottostante, tentare una proponibile comparazione di esse con termini omomorfi, già noti di lingue mesopotamiche molto più antiche (il sumerico e le semitiche classiche, anche se molto distanti), potrebbe far emergere tramite questi un riconducibile comune significato glotto-etimologico indicatore originario per esse pur non-indoeuropeo. Il quale, presente in famiglie linguistiche diverse fra loro, ma con molte basi semantiche singolarmente coincidenti, potrebbe mostrare un nesso rivelatore, o un indirizzo cognitivo, per tracciare un’identificazione dei due toponimi aliciensi. Tale ipotizzabile origine linguistica comune è storicamente riferibile a migrazioni preistoriche di etnie che, spostatesi dalle regioni anatoliche e mesopotamiche verso l’occidente mediterraneo ed europeo, vi esportarono e insediarono la cosiddetta “rivoluzione neolitica” (cfr. Childe, 1957), con sue varie fasi, e in particolare secondo la teoria di C. Renfrew (1996-2001), col rapporto acculturante farming (=agricoltura)// language (=lingua): qui in Sicilia però su una base archeolinguistica di siciliano antico protoindoeuropeo (V-III mill. a. C.), ma con interni ad esso misti significativi elementi linguistici sumerici e protosemitici di provenienza anatolico-mesopotamica, secondo Gamkrelidze ed Ivanov (1995-2001). Dei termini originari mesopotamici, semanticamente compatibili con i due toponimi in greco e in latino, si rivela infatti proponibile il sumerico A.RA’, significante “cammino, via”, indicativo anche come base originaria (con r = l) etimo-fonetica per due termini semitici posteriori attestati in Asia Minore, e per altri due ricostruibili glottologicamente: 1°) alaktu (= course of water) (accadico) e 2°) alku II (neo babilonese) (= course of canal, region along the bank), che significano specificamente via-corso d’acqua-canale-zona rivierasca e presentano palesi somiglianze omomorfiche accostabili ai due toponimi classici ‘ai ‘Alikùai/Halicyae, il cui etimo glottologico più conseguente così potrebbe essere inteso come “fiumare, torrenti, canali o zone lungo-fluviali”. Gli altri due termini proponibili – però in forme linguistiche ricostruite* entrambi – in accadico (3°) (*kalu+iku) (=*diga+canale) e in babilonese (4°) (*alu + iku) (=*villaggio+canale), possono riferirsi a due potenziali toponimi unificabili: il primo significante “corsi d’acqua”, e anche “sbarramenti/ dighe”; il secondo “borghi dei/lungo canali”. Insieme possono, tutti interrelati per compatibilità fonetica fra loro, estensivamente anche ricomporsi e intendersi come “centri/ luoghi edificati lungo rive”, o presso sbarramenti fluviali, o in prossime aree rivierasche adiacenti, come si può evincere partendo specie da *alu-iku (sempre in via d’ipotesi) (cfr. AA. VV. A Concise Dictionary of Akkadian, 2007). [Ad es., tale base *alu-iku è attestabile in epoca classica (Tuc. 3,99; Strab. VI,1,9) per idronimi greci come ‘Alex,-ekos, per un antico fiume ‘Alicos nella Locride reggina, oggi scomparso, e per ‘Alukos, l’attuale Platani nell’agrigentino]. Dei principali fiumi-canali storici della zona aliciense antica, a monte con un’unica iniziale denominazione locale generica di fiume lungo, sboccanti nel Mediterraneo, il Màzaro, dall’area a sud sotto il Pòlizzo scorre nella pianura sottostante, per sfociare infine nel Mediterraneo col proprio idronimo ufficiale e antico attraverso il porto-canale omonimo di Mazara, già durante il medioevo denominato in arabo Wàdi ‘al Magnun (cfr. Edrisi), dopo un percorso a valle di circa 20 Km ad ovest e dopo la confluenza in esso nell’agro mazarese dei due torrenti Iudeo e Bucari, nascenti da sorgive di Rampingallo e Sanagìa e accoglienti varie fiumare torrentizie minori. Il Fiume Grande, invece (in epoca greco-romana Acate, e poi in arabo noto come Wàdi Tùt, [cfr. Edrisi]), dal monte Baronia scorre verso sud-sud ovest per l’agro salemitano e poi, ad ovest, con questo suo nome originario percorre il territorio di Castelvetrano, dove forma la diga Delia, fino a sfociare, attraversando quello successivo mazarese, ad est di Mazara a Bocca Arena nel Mediterraneo, ma con il nome finale ed attuale di Delia/Arena. Già la prima, e più antica, trascrizione di un ipotetico toponimo preesistente alla colonizzazione greca in ‘ai ‘Alikùai è attestato autorevolmente proprio in Tucidide (7,32,1), che ci informa essere ‘ai ‘Alikùai nel 418/416 a. C. una città nella Sicilia occidentale, abitata (allora) da siculi e alleata di Atene contro Siracusa, durante la memorabile guerra del Peloponneso, con Segesta assieme ad altre due popolazioni sicule, quella dell’entroterra di Imera, nella Sicilia centrale (3,115,1), e quella della chòra iblea, nella Sicilia di sud-est ionica (4,25,9), tutte filo ateniesi e antisiracusane. Altre citazioni autorevoli di Halicyae sempre in epoca classica, nel I sec. a. C., hanno lasciato Diodoro Siculo (Biblioth. 14,48) e soprattutto Cicerone (In Verrem act. I-II), il quale con orgoglio la ricorda, assieme ai suoi abitanti, fra le città siciliane più illustri dell’epoca che si opposero a Verre nel famoso processo. Dall’età del bronzo antico-medio (con sicani anche minoici, micenei più ausoni ed elimi), al bronzo finale (fine II mill. a.C.) specialmente, in cui per l’arrivo di nuove etnie con le loro culture e lingue (cfr. Filisto: liguri, siculi, morgeti, enotri… XIV-XIII sec. a. C.) nella Sicilia nuove città, governate con tipologie di chiefdom, vennero però dai fondovalli trasferite su alture o zone montane interne, ora più fortificate e strategicamente meglio difendibili, come si può notare ad es. con Erice, Segesta, Mokarta, Entella, monte Pòlizzo, Finestrelle/Gibellina, Castellazzo/ Poggioreale, Ieta, Ganci, etc., e anche per Halicyae (cfr. R. Peroni, Il bronzo finale in Italia, Bari 1980). Nel I millennio a. C., penultimi, prima i Punici e poi i Greci apportarono in Sicilia le loro colonizzazioni, che si sovrapposero e si fusero nei territori con tutte le popolazioni precedenti, spesso anche scontrandosi ostilmente fra loro e con esse, come la storia antica siciliense ha purtroppo frammentariamente registrato per secoli, e comunque furono infine i Romani, ultimi nel mondo antico, quelli che con la loro conquista militare dell’isola (241 a. C.), e annientando ogni altra potenza concorrente (Cartagine, Siracusa), dal III sec. a. C. ereditarono tutto il passato fino ad allora stratificatosi e consolidato, definitivamente unificando e omologando etnie, tradizioni, culture, culti religiosi, miti, economie, amministrazioni presenti nell’isola, e inserirono nel novero delle migliori città siciliane romanizzate dell’epoca anche Halicyae. Si può così concludere la presente nota con l’ipotesi che la parola Halicyae/‘ai ‘Alikùai possa essere stata usata in due fasi epocali, denominando però due realtà antropiche fra loro complementari e in continuità ma anche diverse per gli stessi luoghi. Nelle fasi più antiche, risalenti all’enolitico e al bronzo antico, e con origine neolitica, Halicyae/’ai ‘Alikùai poté indicare complessivamente una sequenza di villaggi o singoli insediamenti vallivi sparsi lungo il reticolo di canali delle zone basse coltivabili dall’attuale Salemi fino al bacino fluviale del Màzaro e lungo Fiume Grande. Nell’epoca successiva del bronzo finale, dalla fine del II millennio a. C., e poi nel corso del I millennio a. C., lo stesso toponimo Halicyae/‘ai ‘Alikùai, rifondati i siti, però come città ex novo sulle sommità salemitane attuali, forse da nuovi abitanti (Elimi, o Siculi secondo il dato tucidideo, e anche greci), dopo la distruzione di Mokarta e infine anche dopo l’abbandono di monte Pòlizzo (III sec. a. C.), continuò la denominazione tradizionale, che linguisticamente registrata prima dai greci venne infine latinizzata e tramandata dai romani fino al tramonto dell’impero (IV-V sec. d. C.). In decadenza però fin dall’età augustea, Halicyae scomparve dal panorama geopolitico siciliano dell’età tardo-antica/bizantina e sopravvisse nell’alto medioevo per secoli solo come ignoto residuale borgo rurale isolato, per essere poi riscoperta e fatta rinascere dagli arabi e da una fiorente comunità ebraica (fine I millennio d. C.) nel basso medioevo come città sugli stessi siti sommitali antichi aliciensi, ma col nome foneticamente semitico definitivo oggi di Salemi (per cui si può comunque ritenere pure plausibile l’ipotesi per una sua origine indoeuropea da radicali linguistici omofoni come *als– (greco) e *sals– (latino) (= sale) avanzata da Paolo Cammarata [Il castello e le campane, Palermo, 1993, pag. 18]). profspina@hotmail.it