Festa di San Francesco di Paola a Vita

Il Comitato dei festeggiamenti «San Francesco di Paola» di Vita è stato costituito nel 1987 dall’impegno di quattro giovani, tra cui Gioacchino Arena, oggi parroco della chiesa di San Francesco di Paola a Castelvetrano, riprendendo le tradizioni del vecchio comitato esistente fino al 1968. I festeggiamenti, prima regolari, con triduo e processione, si fecero nel tempo più sporadici fino ad interrompersi quasi del tutto negli anni Sessanta e Settanta; si pensi che tra il 1961 e il 1988 si ebbe una sola processione, nel 1974. La venerazione del santo taumaturgo nel piccolo paese risale al XVII secolo. La tradizione narra che la pregevole statua lignea, donata da Bartolomeo Simone, portata a Vita su un carro trainata dai buoi, arrivata davanti la Chiesa delle Anime sante del Purgatorio si fermò lì perché i buoi non vollero proseguire. Di conseguenza i vitesi attribuirono al santo la vo-lontà di restare presso questa chiesa, dedicando al santo l’altare laterale. Fino al 1968 il santo veniva in questa chiesa, che però, a causa dei danni subiti dal sisma, fu chiusa al culto. La statua fu quindi per diversi anni ospitata dai fedeli in abitazioni private e in seguito nella chiesa di San Francesco di Assisi. Con la nascita del nuovo comitato, in occasione della festa, per tradizione la seconda domenica dopo Pasqua, la statua lignea venne portata nella Chiesa madre per i solenni festeggiamenti.
Fino al 2015, i festeggiamenti avvenivano ad anni alterni: nel 2016, in occasione dei 600 anni dalla nascita del santo, per dare maggiore risalto alla festa religiosa, questa venne spostata nel-la prima domenica di luglio e con frequenza annuale. In quell’anno la statua venne riportata nella chiesa originaria restaurata con l’impegno del comitato e il contributo dei vitesi grazie ai fondi raccolti durante la mostra dei presepi. Nel 2017, ultimati i restauri interni, la chiesa venne riaperta al culto.
Il comitato ha sempre cercato di tenere viva e trasmettere ai fedeli e alle nuove generazioni la devozione per il santo: nel 2005 si arricchisce la festa allestendo un altare in onore del santo nell’Istituto «Figlie della Misericordia» e con l’invito di tredici bambini (virgineddi), di cui uno rappresenta il santo. Il numero tredici simboleggia il desco dell’ultima cena con Gesù e i dodici apostoli. Gli speciali ospiti, che per la giornata dell’invito sono dei veri santi, sono serviti e accuditi dal presidente del comitato. L’al-tare, adornato con mirto e alloro e pane lavorato a forma di un bastone a riprendere il simbolo del bastone del santo.
Al mattino del giorno della cerimonia, si apparecchia in modo sontuoso la tavola per i tredici commensali e poi inizia la preparazione del “macco” di fave. Il tradizionale condimento viene realizzato con le fave secche e l’aggiunta di verdure ed erbe aromatiche. La crema di fave secche ottenuta dalla cottura prolungata delle stesse, piatto tipico della tradizione contadina, e le pietanze offerte dalle famiglie della comunità vitese, viene prima offerto ai “santi” e poi a tutti i fedeli presenti. La pasta, che originariamente era quella dei “tagghiarini”, negli anni successivi è stata sostituita con le “caserecce”. Nel 2011, viene riproposta la pasta con il macco e la distribuzione gratuita a tutti i fedeli partecipanti; dal 2016 i bambini vengono sostituiti da adulti di nome Francesco.
La cerimonia religiosa inizia con la processione dei tredici vergineddi, dalla chiesa dove si è officiata la messa, e si conclude in via Verga dove viene distribuito il “macco” di fave assieme al pane, al vino e alle pietanze preparate dai fedeli. Durante la processione si intona un antico can-to di devozione: «Santu Patri, Santu Patri, siti chinu di caritati e ‘ni tutti aviti iutu e ni mia sulu unn’aviti vinutu e viniti ‘na vota ni mia a cunsulari la casa mia».
Il programma dei festeggiamenti di quest’anno è patrocinato dal Comune di Vita e dalla Parrocchia della Chiesa Madre. In questa edizione la festa sarà poi arricchita da un ulteriore elemento. Per la prima volta si terrà il festival dell’aquilone di San Francesco di Paola. Di mattina si terrà un laboratorio curato da Ignazio Billera per la costruzione di aquiloni; laboratorio aperto principalmente ai bambini ma con la possibilità di partecipazione anche da parte degli adulti. «Insomma – dichiara scherzando Vito Grillo, presidente del comitato – l’iscrizione è aperta a tutti i bambini dai quattro ai cento anni». Di pomeriggio si svolgerà un’esibizione, con l’augurio che che il vento sia idoneo a far volare gli aquiloni.
Per il sindaco Giuseppe Riserbato «Vita è sempre stata devota a San Francesco di Paola. La sua fama di santità e dei suoi miracoli ha sempre suscitato nell’animo dei vitesi devozione, adorazione, venerazione e fedeltà verso “‘u santu patri”». Gli fa eco l’arciprete di Vita, don Salvatore Cipri: «Da quando sono a Vita ho notato che la devozione verso san Francesco di Paola è seconda so-lo a quella per la Madonna di Tagliavia. L’augurio è che, imitando il santo in quello che fu il suo impegno primario, operatore di pace e strumento di conversione, tutti possiamo rendere questa cittadina luogo di felicità per es-sere testimoni di una Chiesa vi-va e coerente al Vangelo».
La statua settecentesca a grandezza naturale ha la testa coperta da un ampio cappuccio che adombra il volto del santo. In ma-no tiene un bastone d’argento, datato 1792, che rappresenta una verga disseminata da tante piccole fiammelle. La statua, nel gennaio 2002, è stata sottoposta ad un restauro scientifico, in seguito al quale il mantello del santo, che si sapeva nero, divenne di colore marrone scuro.
Il comitato dei festeggiamenti ha portato avanti la devozione nel rispetto della tradizione e della fede. Ad esso va il merito di aver riportato nella chiesa delle Ani-me sante del Purgatorio la celebrazione della messa e di aver dato vita, il giorno precedente la festa, alla preparazione della classica pasta con il “macco” di fave.