Cartelle pazze Imu, polemica sull’Ufficio tributi
CONSIGLIO COMUNALE. Riscontrati errori in centinaia di avvisi di accertamento relativi al 2012; in aula dibattito acceso. Le cartelle pazze dell’Imu, l’imposta sugli immobili, agita il fuoco della polemica politica. Tra la fine dell’anno passato e l’inizio del nuovo, centinaia di avvisi di accertamento per il mancato o il parziale versamento del tributo sono stati emessi dall’Ufficio comunale preposto. Molti di questi avvisi, è questa la contestazione di una parte dell’opposizione consiliare, sarebbero errati e costringerebbero i cittadini a sobbarcarsi notevoli disagi per chiarire la loro posizione. Zinnanti prova a spiegare A provare a fare ordine nell’intricata questione è stato il vicesindaco con delega alle Finanze Antonino Zinnanti, che in aula consiliare ha risposto a diverse interrogazioni sul tema, tra le quali quelle di Raffaele Beninati, Salvatore Bevinetto e Vita Biundo. Anzitutto la precisazione: le cartelle non sono prescritte, perché, ha detto Zinnanti, «sono state inviate al sistema postale entro il 31 dicembre 2017». I problemi però ci sono e il vicesindaco li ha elencati pazientemente all’aula. Anzitutto c’è una questione legata ai dati in possesso dell’Ufficio tributi, che sono, come ha sottolineato Zinnanti, «quelli che a suo tempo ci ha trasmesso dal suo archivio il Catasto». In particolare, ad esempio, alcune aree cedute al Comune e dall’ente acquisite prima del 2000, non sono mai state trascitte catastalmente e quindi all’Agenzia del territorio risultavano i vecchi proprietari. Zinnanti ha anche quantificato questi errori: «Si tratta di circa trecento avvisi ». I quali, ha aggiunto, «potranno essere annullati, presentando una specifica domanda ». «L’Ufficio tecnico – ha chiarito Zinnanti – comunicherà poi i dati aggiornati al Catasto». La «questione» Monti C’è però una ulteriore grana: a causa della rivalutazione della rendita catastale, voluta nel 2012 dal governo Monti, molte rendite non sono state ricalcolate al rialzo nel secondo semestre di quell’anno (ossia in occasione del versamento del saldo del tributo). Un errore che il vicesindaco ha imputato principalmente ai Caf e ai consulenti fiscali e tributari, che non avrebbero «adeguato la rivalutazione ». Questo ha fatto sì che circa duecento contribuenti abbiano pagato meno di ciò che dovevano e adesso a loro si chiede di versare la differenza: somme che Zinnanti ha quantificato «in 40, al massimo 50 euro». Il pasticcio delle vie Un altro pasticcio è quello relativo al cambio della denominazione di alcune vie. Ce n’è una, l’ha presa a modello il vicesindaco, via del Popolo, che prima si chiamava via Impero, e nell’archivio catastale essa risulta ancora con la vecchia denominazione, così, spiega Zinnanti, «il cittadino che abita in quella via si è ritrovato un avviso di accertamento con il quale si richiedeva un pagamento che aveva già effettuato». Zinnanti ha insistito nel sostenere che il problema non sarebbe ascrivibile dell’Ufficio tributi del Comune. I cittadini quindi, secondo il ragionamento del vicesindaco, dovrebbero adoperarsi «per mettersi a posto ed evitare problemi in futuro». Bevinetto va all’attacco Spiegazioni, tutte, che non hanno affatto convinto Salvatore Bevinetto, sempre pronto a fare le pulci all’amministrazione: «Io – ha ricordato – ho presentato un’interrogazione cinque anni fa, quando appunto il governo Monti ha deciso la rivalutazione delle rendite. Già allora – ha continuato il consigliere di minoranza – all’Ufficio tributi si erano verificate una serie di problematiche». Quell’ufficio, secondo Bevinetto, è «il punto nevralgico del Comune: se quell’ufficio non funziona, i problemi ce li ha l’ente e, soprattutto, ce l’hanno gli utenti ». Zinnanti ha quindi replicato che l’ufficio è stato potenziato con altri tre impiegati. «Non bastano», ha controreplicato Bevinetto, che ha raccontato che una mattina in cui s’è recato personalmente a verificare, ha trovato lì «un mare di persone – testuali parole – e l’impiegato addetto che diceva loro di rivolgersi ai sindacati, ai Caf, ai consulenti per proporre istanza di riesame o ricorso». Ma i consulenti, secondo Bevinetto, «vogliono essere giustamete pagati»