ANAC. Multe da mille euro anche per Fazzino, Giurintano e Adamo. Sanzione per Giambalvo e altri tre

Non bastavano i guai giudiziari in cui era incappato e che hanno finito per travolgere buona parte della classe politica cittadina (peraltro dimostratasi tremebonda e debole). Sul capo dell’ex consigliere comunale Lillo Giambalvo (nella foto) è recentemente piovuta una multa da parte dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, di mille euro, per avere trasmesso con enorme ritardo le proprie dichiarazioni reddituali e patrimoniali al Comune, che deve poi pubblicarle in una apposita sezione del sito internet istituzionale. A nulla erano valsi infatti i richiami da parte del responsabile dell’anticorruzione affinché Giambalvo depositasse per tempo i documenti che testimoniavano i suoi redditi e le sue proprietà (in teoria anche quelle del congiunto, a meno che questo non si opponga). Così è scattata la segnalazione all’Anac, che ha irrogato la sanzione. Giambalvo aveva provato a metterci una pezza, protocollando nel luglio del 2016 una dichiarazione nella quale autocertificava di non aver prodotto reddito per il 2013 e il 2014. Qualche mese prima, ad aprile, aveva invece presentato un’altra dichiarazione in cui certificava la proprietà di due immobili e di un’autovettura. Troppo tardi, però, per l’Anac, che nel suo provvedimento ha precisato che «la comunicazione tardiva » costituisce di fatto una omissione sanzionabile. Peggio di Giambalvo hanno fatto altri tre ex amministratori comunali, che non hanno invece trasmesso la documentazione delle proprie dichiarazioni reddituali e patrimoniali per gli anni 2012, 2014 e 2016. Ed hanno però subìto la stessa multa (mille euro) di Giambalvo. Si tratta dell’ex assessore Vito Fazzino (manchevole anche per il 2013 e il 2015) e degli ex consiglieri Nicola Giurintano ed Enrico Maria Adamo. Quest’ultimo, peraltro, come Giambalvo, finito al centro di vicende giudiziarie per fatti di mafia. Il pagamento della sanzione pecuniaria («in misura ridotta di mille euro», scrive l’Anac) dovrà essere effettuato entro sessanta giorni mediante versamento a favore dell’Autorità nazionale anticorruzione. La norma prevede che la sanzione sia commisurata alla gravità della violazione degli obblighi di trasparenza e varia da un minimo di 500 euro ad un massimo di 10.000.