Scala dei Turchi: un meraviglioso sito naturale trasformato in una trappola digitale
La Scala dei Turchi di Realmonte è una meraviglia della natura: una scogliera bianca che si tuffa nel blu profondo del Mediterraneo, scolpita dal vento e dal tempo, come un’opera d’arte vivente. Eppure, oggi, chiunque abbia la sventura di provarci a visitarla si ritrova a fronteggiare non la bellezza del mare, ma una battaglia tra la realtà e la tecnologia. Quella che dovrebbe essere una delle esperienze più suggestive della Sicilia si trasforma in una tragicommedia per chiunque provi ad accedervi.
Si percorre una lunga e faticosa strada sotto il sole cocente, scendendo scale ripide, senza alcuna informazione preventiva. Poi, finalmente, davanti alla scogliera arriva la sorpresa: non un benvenuto, ma un QR code. È lui, il caronte della visita, ma attenzione: potete accedere alla bellezza solo se avete un telefono, internet e, forse, un po’ di pazienza zen.
Niente biglietteria, niente operatori, nessuna guida turistica, nessun supporto. E, soprattutto, zero segnale telefonico. Perché sì, proprio lì, nel cuore della bellezza naturale, è impossibile connettersi a internet. Un’area naturale trasformata in un “lager digitale”, dove l’ingresso è consentito solo dopo aver pagato 5,80 €… ma attenzione, solo online e solo se riuscite a fare un miracolo di connessione. E se, dopo tentativi falliti, refresh infiniti e bestemmie in diverse lingue, riuscite finalmente a sbloccare il sito, vi aspetta un modulo di registrazione con tanto di autorizzazione al trattamento dei dati e finalità marketing.
Nel frattempo, i “vigilantes” di turno, messi lì più per fare da parafulmine che per gestire la situazione, annaspano davanti alle domande più basilari. E a completare il quadro, una recinzione fatta di pali e rete metallica, che ha l’eleganza di un cantiere abbandonato, più adatta a proteggere i campi da pascolo che a delimitare un sito naturale patrimonio della bellezza siciliana.
Quello che doveva essere un luogo di meraviglia, oggi appare come un circo digitale mal gestito: senza servizi, senza decoro, con un prezzo d’ingresso che neanche il Louvre, durante le sue giornate più affollate. E, naturalmente, manca l’avviso che vi anticipi le difficoltà. Sarebbe troppo chiedere di sapere, prima di intraprendere il lungo viaggio verso il sito, che senza internet non si entra? Come arrivare all’oasi nel deserto e scoprire che non c’è acqua?
Nel frattempo, il vecchio sindaco è stato sfiduciato, e il nuovo è stato eletto. Si spera che questo nuovo amministratore trovi il modo di porre rimedio a questa cattiva gestione. Basterebbe davvero poco: una biglietteria fisica e accessibile, un prezzo simbolico di un euro, una strategia seria per la tutela del sito e, soprattutto, una corretta informazione per i visitatori, così che sappiano prima di mettersi in cammino che devono pagare per accedere. Così com’è, la Scala dei Turchi è solo un brutto biglietto da visita per una terra che ha tanto da offrire, ma che troppo spesso inciampa proprio nell’essenziale