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Camporeale, legalità a senso unico. La memoria usata come passerella dal sindaco Cino

«Se poni una questione di sostanza, senza dare troppa importanza alla forma, ti fottono nella sostanza e nella forma». Le parole di Giovanni Falcone, ancora una volta, risuonano come un monito attuale e necessario. E proprio, a Camporeale, nel giorno dell’inaugurazione di un’installazione artistica in memoria dei giudici Falcone e Borsellino, il loro significato si è manifestato con una chiarezza disarmante.
Nel giorno in cui la città avrebbe dovuto parlare all’unisono il linguaggio del rispetto, della memoria e della legalità, tutto si è ridotto a un soliloquio. Un’occasione di coesione civica si è trasformata, invece, in un evento a inviti selettivi. Un’occasione piegata, ancora una volta, al protagonismo del sindaco Luigi Cino. Una recita in cui il copione era già scritto e i ruoli assegnati. Peccato che qualcuno abbia deciso di escludere chi avrebbe potuto rovinare la sceneggiatura. A denunciarlo con fermezza è il gruppo consiliare di opposizione, che commenta con amarezza e indignazione: «Un evento solenne, un tributo dovuto alla memoria delle vittime di mafia, è stato ridotto a una passerella personale del sindaco Cino. Nessun invito, nessuna comunicazione ufficiale rivolta ai consiglieri di opposizione. Siamo stati deliberatamente esclusi, come se la legalità fosse un trofeo privato e non un valore condiviso». I consiglieri non usano mezzi termini: «Questa esclusione non è uno sgarbo casuale, ma un gesto politico preciso, grave e preoccupante. È il segno evidente di una strategia che punta a trasformare la memoria condivisa in un palcoscenico per il sindaco».  Ma l’episodio odierno non è isolato. Solo due settimane fa, denunciano ancora i consiglieri, il sindaco Cino ha clamorosamente ignorato un’altra commemorazione: quella di Giuseppe Montalbano, medico camporealese ucciso dalla mafia a cui ha partecipato anche il presidente della commissione antimafia, Antonello Cracolici. «Né il sindaco né un suo delegato si sono degnati di partecipare – tuonano i consiglieri-. È questo il metro con cui si misura il rispetto per le vittime di mafia? Se così fosse, sarebbe vergognoso». Una domanda retorica che lascia intravedere il sospetto di una memoria “a orologeria”, che si attiva solo quando conviene politicamente. «Se il ricordo diventa selettivo, se la legalità si usa come strumento di propaganda – affermano i consiglieri – allora siamo lontani anni luce dal sacrificio di uomini come Falcone, Borsellino, Montalbano. Quello che dovrebbe essere un terreno comune viene trasformato in terreno di divisioni». Il gruppo d’opposizione conclude con una riflessione amara: «Il populismo da palcoscenico del sindaco Cino va bene per sagre e tagli di nastri, ma fa acqua da tutte le parti quando si tratta di affrontare con serietà e coerenza temi profondi come la legalità. Non basta mostrarsi, serve esserci davvero, con responsabilità e rispetto istituzionale. La lotta alla mafia dovrebbe unire, non dividere. Dovrebbe includere, non escludere. Invece, qui si fa il contrario: si privilegia l’apparenza, si sacrifica la sostanza».